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Biblioteca comunale: gruppo di lettura "IL SENTIERO DEI LIBRI" - Libro del mese "Le nostre anime di notte" di Kent Haruf, 2 Ottobre 2019, ore 16,00

Proseguono gli incontri…..il gruppo di lettura IL SENTIERO DEI LIBRI si riunisce mensilmente nei locali della biblioteca comunale
  • Quando 02/10/2019 dalle 16:00 alle 18:00
  • Dove Biblioteca Comunale Serrenti
  • Aggiungi un evento al calendario iCal

“Dalla passione per i libri e la lettura alla costituzione di un gruppo per scambiarsi sensazioni, emozioni, pensieri su libri scelti insieme”

                  Il libro per il mese di Settembre 2019 è ”Le nostre anime di notte" di  Kent Haruf.

Il prossimo incontro si terrà presso LA BIBLIOTECA COMUNALE il giorno

2 ottobre 2019 alle ore 16,00

   

Il libro

“Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me”. Inizia e sembra un incontro di solitudini, l’ultimo romanzo di Kent Haruf, “Le nostre anime di notte”. Siamo sempre a Holt, la cittadina del Colorado che i lettori di Haruf abitano ormai come fosse la propria. Addie Moore è sulla settantina, vedova da diversi anni, con un figlio a Denver in crisi col lavoro e con la moglie; Louis Waters è un coetaneo come lei vedovo, riservato vicino di casa che Addie in verità conosce poco, ex- professore del liceo locale, le giornate lente che passano fra la cura dell’orto, le piccole commissioni, qualche incontro al bar con gli amici, i contatti saltuari con una figlia amata e lontana. “Inizia e sembra un incontro di solitudini, ma piano piano diventa una storia d’amore delicata e struggente”, con un affetto che da racconto di sé e del proprio passato, sussurrato all’altro la notte, nell’intimità di un letto condiviso con uno sconosciuto, si allarga ad abbracciare, e a tentare di salvare, altre solitudini, a lenire altri dolori. Da Ruth, l’anziana vicina di casa che Addie aiuta come una figlia, a Jamie, il nipote di Addie, in balia di separazioni e abbandoni. Intorno, come un moderno coro greco, la cittadina e i suoi mormorii, le sue chiacchiere, i suoi giudizi e pregiudizi e il suo finto perbenismo, che mal vede due vedovi che cercano di avvicinare emozioni e vite. Ma se nell’ultimo capitolo della “Trilogia della pianura”, “Benedizione”(NN, 2015), Haruf seguiva una storia di riconciliazioni avvenute e mancate in seno alla famiglia Lewis, nel dramma del difficile ma ineluttabile incombere di una morte annunciata fin dalle prime righe, qui Haruf completa il circolo di un racconto in cui gli affetti sono sentieri che divergono dalla strada principale, da quella famiglia tradizionale che già in “Benedizion” l’autore vena di frizioni e rotture e apre ad abbracciare altre vite.

Coraggio e compassione

Queste vite, e questo amore maturo, segnano tutta la trilogia, seguendo ad esempio la strada che conduce alla fattoria dei fratelli McPheron e di Victoria, la diciassettenne da loro accolta. O nel percorso che lega a questi Maggie Jones, con il padre anziano da accudire, e Tom Guthrie, lasciato dalla moglie con due figli e una nuova vita da inventare. Legami, atipiche famiglie, fuori dai percorsi prestabiliti della “small” town, rivoluzionarie nel loro plasmarsi seguendo il corso degli affetti invece che delle convenzioni o degli egoismi. Perché è indubbio che dietro alle solitudini, parole e notti di Addie e Louis, si sentono forti le voci fuori dal coro della Trilogia della pianura, di una comunità dell’America profonda che potrebbe essere di cent’anni fa ed è invece oggi; una comunità che pare immobile, spesso indurita da isolamento e abitudine, mentre il tempo incombe, qui più che mai, sui protagonisti, “che cercano di strappare felicità per sé, per l’altro e gli altri, prima che sia troppo tardi”.

Quello di Haruf è un mondo in cui la speranza non soccombe alla desolazione; in cui alla fine i buoni, anche se non vincono, riescono a tenere vivi i loro sentimenti, la loro umanità, a non inaridirsi davanti al claustrofobico universo che li circonda.

Forse un po’ esagerando, Haruf è stato paragonato ai grandi nomi della narrativa americana moderna e contemporanea: a William Faulkner, a Raymond Carver, a Cormac McCarthy. Di Carver, Haruf abbraccia lo stile asciutto, essenziale, quel minimalismo che è di parola ma non d’emozione; con Faulkner Haruf condivide l’abilità di cucire sulla pagina una comunità di carta che è difficile credere non sia reale. Ma di Carver ad Haruf manca la quieta e inquieta disperazione dell’urlo che non emette suono; e di Faulkner l’epica di passione e decomposizione degli ultimi e degli esclusi. E se alcuni scenari di vita possono far ripensare a McCarthy, mancano però in lui gli apici della tragica violenza che fanno a pezzi legami e individui. Perché c’è un tratto distintivo che è fin da subito evidente, e che lega Haruf ai suoi mondi: nel suo osservare distaccato e nel suo essenziale raccontare, “l’autore ama i suoi personaggi di un affetto semplice e viscerale”, e invita il pubblico a fare altrettanto. Quello di Haruf è un mondo in cui la speranza non soccombe alla desolazione; in cui alla fine i buoni, anche se non vincono, riescono a tenere vivi i loro sentimenti, la loro umanità, a non inaridirsi davanti al claustrofobico universo che li circonda, come forse, in una ambiguità di finale a cui Haruf non ci aveva abituato, succede anche in “Le nostre anime di notte”.  “Non è facile guardare dritti in faccia l’amore, il dolore, la vecchiaia, la morte”. Il coraggio di Haruf sta nel dirci l’America profonda per quello che è, ma nel farlo unisce cuore e parola, senza temere di essere compassionevole, e di chiederci di fare altrettanto. Con sincerità, senza il rischio di essere tacciato di elegia dei buoni sentimenti; perché questa compassione non significa, non assicura assenza del dolore e lieto fine, anzi. Perché Haruf spoglia qualsiasi parola, qualsiasi azione, di retorica. Con una narrazione in chiave minore perché minori, quotidiane, sono le storie e i drammi, Haruf restituisce una nuova, piccola anima e un nuovo significato a possibilità che sono state spogliate della loro forza e ridotte a frasi fatte, a cominciare dal “non è mai troppo tardi” di “Le nostre anime di notte”. Qualcosa di piccolo; ma a suo modo coraggioso e ribelle.

cinzia.schiavini@gmail.com

Dal sito: /www.lindiceonline.com/

L’autore

Kent Haruf nasce a Pueblo nel Colorado nel 1943. Figlio di  una insegnante e di un pastore metodista si laurea nel 1965 alla Nebraska Wesleyan University e insegna inglese prima in privato e poi nella stessa università in cui si è laureato.

E’ obiettore di coscienza durante la guerra del Vietnam. Prima di fare lo scrittore a tempo pieno si occuperà di tante attività tra cui la coltivazione agricola e l’allevamento di bestiame. E ancora bidello, bibliotecario e docente universitario.

Sposato con Virginia Koon e con una figlia nel 1976 è professore assistente nella stessa università in cui si è laureato.

Nel 1982 pubblica il suo primo racconto, Now (And Then), il ritorno del protagonista a casa della madre dal Wisconsin attraverso l'Iowa.

Continua la sua attività di scrittore e il suo primo romanzo The Tie That Binds e vince il premio letterario Whiting Award.

Con l’aiuto di  John Irving, suo insegnante all'Università dell'Iowa, che lo mette in contatto con il suo editore nel 1990 pubblica il secondo romanzo Where You Once Belonged.

I suoi due primi libri non hanno successo ma gli permettono di migliorare la sua posizione lavorativa come professore e infatti dal 1990 al 2000 insegnerà alla Southern Illinois University Carbondale e da quel momento si dedicherà con maggiore energia al lavoro di scrittura.

Infatti nel 1999 raggiunge il successo con Canto della pianura, il New York Times gli dedica una positiva recensione e dal libro viene tratto un film per la televisione, vince il Mountains & Plains Booksellers Award e il Maria Thomas Award ed è finalista al National Book Award e al New Yorker Book Award. Da quel momento Haruf si dedicherà esclusivamente alla scrittura lasciando il lavoro di insegnante.

Nel 2000 fa ritorno in Colorado, in una casa in montagna e nel 2004 pubblica il seguito di Canto della pianura, con il titolo di Crepuscolo e vince il Colorado Book Award a cui farà seguito Benedizione, atto conclusivo della trilogia, è qui che morirà il 30 novembre 2014, all'età di 71 anni, a causa di una malattia polmonare.

Chi volesse inserirsi nel gruppo può farlo liberamente in qualsiasi momento, decidere di saltare incontri e riprendere a partecipare secondo il proprio bisogno e in totale autonomia.

Gli incontri si tengono nei locali della Biblioteca comunale, presso il Centro polivalente di via Fara.

 

Locandina informativa

Modulo domanda

Scheda del mese di settembre 2019: "Le nostre anime di notte" di Kent Haruf

Scheda di Luglio/Agosto 2019: "M - Il figlio del secolo" di  Antonio Scurati

Scheda del mese di giugno 2019: "La notte delle beghine" di Aline Kiner

Scheda del mese di maggio 2019: "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi

Scheda del mese di aprile 2019: "Orlando" di Virginia Woolf

Scheda del mese di marzo 2019: "Caino" di José Saramago

Schede del mese di febbraio 2019: "Il vecchio e il mare " di E. Hemingway" e "Fahrenheit 451" di R. Bradbury 

Scheda del mese di gennaio 2019: "Madame Bovary" di Gustave Flaubert

Scheda del mese di dicembre 2018: "L'ibisco" di Chimimanda Ngozi Adichie

Schede del mese di novembre 2018: "Chirù" e "Istruzioni per diventare fascisti" di Michela Murgia

Scheda del mese di ottobre 2018: "Il nemico" di Vindice Lecis

Scheda del mese di settembre 2018: "Pietra di pazienza" di Atiq Rahimi

Scheda del mese di agosto 2018: "La casa nel bosco" di Gianrico e Francesco Carofiglio

Scheda del mese di luglio 2018: "Il percorso dell'amore" di Alice Munro

Scheda del mese di giugno 2018: "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo

Scheda del mese di maggio 2018: "Coral Glynn" di Peter Cameron

Scheda del mese di aprile 2018: "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino

Scheda del mese di marzo 2018: "Otto mesi a Gazzah Street" di Hilary Mantel

Scheda del libro del mese di febbraio 2018: "La moglie" di Jhumpa Lahiri

Scheda del libro del mese di gennaio 2018: "Memorie dal sottosuolo" di Fedor Dostoevskij

Scheda del libro del mese dicembre 2017: "Del dirsi addio" di Marcello Fois

Scheda del libro del mese di ottobre 2017:"Da dove la vita è perfetta " di Silvia Avallone

Scheda del libro del mese di settembre 2017: "La bellezza delle cose fragili" di Taiye Selasi 

Scheda del libro del mese di agosto 2017: "La pioggia prima che cada" di Jonhatan Coe

Scheda del libro del mese di luglio 2017: "1984" di George Orwell

Scheda del libro del mese di giugno 2017: "Dio di illusioni" di Donna Tartt

Scheda del libro del mese di maggio 2017: "La più Amata" di Teresa Ciabatti

Scheda del libro del mese di aprile 2017: "Le colpe dei padri" di Alessandro Perissinotto

Scheda del libro del mese di marzo 2017: "Non dirmi che hai paura" di Giuseppe Catozzella

Scheda del libro del mese di febbraio 2017: "Il rumore del tempo" di Julian Barnes  

Scheda del libro del mese di gennaio 2017: "La tentazione di essere felici" di Lorenzo Martone

Scheda del libro del mese di dicembre 2016:"La custode del miele e delle api" di Cristiana Caboni

Scheda del libro del mese di novembre 2016: "Gli anni al contrario" di Nadia Terranova

Scheda del libro del mese di ottobre 2016: "Maria di Isili" di Cristian Mannu

Scheda del libro del mese di settembre 2016: "Tina" di Alessio Torino

Scheda del libro dei mesi luglio/agosto 2016: "La figlia Sbagliata" di Raffaella Romagnolo 

Scheda del libro del mese di giugno 2016: "Il Maestro e Margherita" di Michail Bulgakov   

Scheda del libro del mese di maggio 2016: "Opinioni di un clown" di Böll Heinrich.

 

Il libro del mese di aprile è stato "Paese d'ombre" di Giuseppe Dessì, Premio Strega del 1972

 

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ultima modifica 2019-10-04T13:01:38+02:00

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